Tertium non datur

Arrivate nella terza sala della Pinacoteca Albertina e il quadro del Cavarozzi vi appare all’improvviso: un fascio potente di luce illumina la scena, colpisce il bambino Gesù e chi gli sta accanto.

Il bagliore avvolge San Giuseppe che guarda con infinita dolcezza Maria e il piccolo; il vecchio falegname ha mani grandi e ruvide. La Vergine, dal piede scalzo, è avvolta in un ricco mantello di panno blu che cinge lei e tutti noi proteggendoci tra le sue pieghe ampie e morbide. Sembra quasi di udire il fruscio della meravigliosa stoffa a ogni piccolo movimento della Signora. Il Bimbo è avvolto da un lenzuolino di lino smerlato che il suo sgambettare ha fatto ricadere dal grembo materno verso terra. Biondo e rotondetto, ha lo sguardo severo e un pò spaventato dalla nostra presenza. Anche Maria ci sta guardando ma con infinita dolcezza.

A un tratto sentite dei passi alle vostre spalle e una voce commentare: “Lei sta guardando uno dei miei quadri preferiti. Anni or sono, non ricordo dove, c’erano tre dipinti dello stesso autore disposti uno accanto all’altro, una meraviglia!” La voce appartiene a un anziano con la barba bianca e il bastone che percorre la sala con la padronanza di chi conosce la pinacoteca a menadito. Prossimo a varcare la soglia della stanza successiva aggiunge: “…perché non c’è niente da fare: o si è un bravo pittore o non lo si è -tertium non datur” Poco dopo torna il silenzio.

Vi siete seduti sulla panca di fronte al dipinto e continuate a contemplarlo fino a perdere la cognizione del tempo. Inaspettato, lo sferragliare del tram in lontananza vi riporta al presente. È tempo di continuare la visita e scoprire le altre opere della pinacoteca.

  • L’opera: Bartolomeo Cavarozzi, Sacra Famiglia, Pinacoteca dell’Accademia Albertina Torino
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