Per Giove!

Mi presento, sono un piccolo busto di Giove in lamina d’argento lavorata a sbalzo, indosso corazza e mantello e ho sul pettorale destro la folgore. Se mi guardate con attenzione noterete che i baffi sono asimmetrici per dare un tocco di realismo al mio volto che ha un che di mediorientale.

La barba e i capelli sono ricci e folti, potrei essere un influencer che sponsorizza cosmetici per uomini maturi in cerca di like. Sono stato ritrovato presso una stazione di posta al passo del Piccolo San Bernardo, quello che mette in comunicazione Aosta con la valle dell’Isère in Francia. Ai miei tempi il colle si chiamava Alpis Graia Ma che Giove sono? Non quello classico venerato nelle principali cittĂ  dell’Impero romano. Nella provincia di Gaziantep, in quella parte di Turchia al confine con la Siria, un mio simile veniva raffigurato a cavallo di un toro con il fulmine e l’ascia bipenne. Si chiamava Giove Dolicheno. Fu molto popolare tra il II e il III secolo d.C tanto che gli fu dedicato un tempio sull’Aventino, il suo culto era molto sentito tra i soldati dell’esercito.

Un altro mio simile, Giove Pennino, presiedeva al vicino passo del Gran San Bernardo chiamato all’epoca Summus Poeninus. Era una divinità frutto del sincretismo tra il re dell’Olimpo e Penn dio delle montagne in area celto ligure, per qualche tempo fui scambiato per lui, ma la folgore sul pettorale lui non l’aveva.

Gli archeologi che mi hanno esaminato non sono stati teneri con me, tutto body shaming! “Manca di ieraticitĂ  – hanno sentenziato – non può essere Giove Dolicheno con quegli occhi vacui, i tratti del viso rozzi, il naso forte e schiacciato”. Sono un personaggio pirandelliano, non sono Pennino, non sono Dolicheno e così sono diventato Giove Graio. Non si sa chi mi abbia plasmato, probabilmente un argentiere delle Gallie, quel che è certo è che piĂą di un ufficiale romano mi ha invocato tra le montagne innevate della Valle d’Aosta e ciò mi basta per rifulgere da questa vetrinetta del museo archeologico regionale.

  • L’opera: Giove Graio – II secolo d.C | MAR – Museo Archeologico Regionale Aosta
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