Natura Morta

ChissĂ  se aspettano il ritorno del loro proprietario questi cembali e gli altri strumenti musicali abbandonati sopra un
tavolo tra un piccolo scrittoio portatile, uno spartito e lettere giĂ  aperte.
A chi appartenevano? Per chi suonavano?

Il tempo scorre e come in una clessidra solo la polvere che si accumula ce lo fa percepire, depositandosi in maniera
disuguale sul legno convesso degli strumenti a corda.
Se potessimo spostarci liberamente dentro il dipinto vedremmo un raggio di sole penetrare dalle imposte socchiuse nella
sala del palazzo in cui ci troviamo. Come un proiettore, prima che scorra la pellicola, si può immaginare la danza del
pulviscolo nella stanza vuota.

Un naso particolarmente sensibile potrebbe annusare gli odori, un miscuglio di essenze stagionate, provenire dagli
strumenti costruiti dai liutai cremonesi.
Se fossimo dei musicisti potremmo leggere lo spartito e pizzicare ad arte le corde degli strumenti dipinti dal Baschenis
che riposano all’Accademia Carrara. Ci sembra di sentire i musici allietare i membri di una ricca famiglia nelle serate
estive, quando si tengono le finestre aperte per far circolare quel po’ di aria fresca di cui le notti padane sono avare. Il
nobile palazzo lo immaginiamo a Bergamo Alta, nido protetto da possenti mura che tuttavia non riuscirebbero a
trattenere il suono che si sprigiona dalle casse armoniche. La musica, nella nostra mente, danza sinuosa nelle vie strette
della cittĂ  sino a fare da contrappunto al frinire delle cicale che lentamente scema al calar delle tenebre.

In questa atmosfera sospesa, in questo iato, l’animo si predispone a speculare sul tempo effimero che ci è concesso di
vivere e sulla vanitĂ  che questi strumenti cinti da nastri rosa rappresentano. Forse noi siamo come quelle corde
trattenute dai piroli che pendono con grazia dal riccio della viola da gamba, tutto il resto è silenzio e accumuli di
polvere.

  • L’opera: Evaristo Baschenis, Natura morta con strumenti musicali, Accademia Carrara Bergamo
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