Chi può sapere che tipo d’amore ci riserva il Fato? Neanche la venditrice di amorini ne ha contezza. Lei sta seduta nella piazza del mercato, un po’ in disparte e dalla sua cesta estrae i piccoli cupidi tenendoli per le ali. Gradite signora, prendete un amorino.
Può costare rimpianti, lacrime e patimenti o se sarete fortunata, gioie infinite, estasi. Un giorno, dio non voglia, potrebbe smettere di svolazzarvi intorno e tornare da me mogio e incupito e io dovrò asciugargli i lacrimoni e fargli soffiare il naso nel mio fazzoletto pulito. Non sapete quale scegliere? Prendetene uno a caso, quello che vi fa più simpatia oppure chiedete consiglio all’amica che sta con voi.
Date retta a me che ho esperienza, pigliatelo adesso che siete giovane e bella con il cuore pieno di speranza, non aspettate la maturità quando le prime rughe solcheranno il vostro viso, ora avete più energie per affrontarlo. Come dite? Come sono diventata venditrice d’amorini? Una lunga storia, mia madre vendeva amorini e anche mia nonna, bisogna esserci portate. Non è come vendere polli o frutta.
Questi amorini vanno attirati con lusinghe e promesse, non potete tenerli rinchiusi in una cesta, devono venire di loro volontà e sono esigenti. Pensi che questa gabbia simile ad un tempietto la costruì un falegname cieco, è legno dell’isola di Cipro, dove nacque Venere. Sentite il profumo? È cedro, inebria gli amorini, ravviva il loro spirito. Vedete come sono lucide le loro ali? Una volta al mese passo la cera delle api che vivono alle falde del monte Olimpo, quelle sacre ad Artemide dea delle cacce e dei giochi amorosi. Cosa aspettate? Prendetene uno. Ecco, guardate un po’ questo bricconcello, vi è già salito in grembo, forse è un segno!
- L’opera: La Venditrice di Amorini. Manifattura di Meissen 1790-1800. Fondazione Accorsi-Ometto Torino
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