Il ragno

Non sono davanti a questa vetrina per caso, non sono un personaggio secondario del quadro, ne sono il protagonista. Sono il giovane affamato. I miei genitori vivono in campagna in Brianza ma vogliono che io stia a Milano, la grande città, perché qui c’è lavoro e speranza di una vita migliore.

A casa siamo in tanti, ho più di dieci fratelli. Non posseggo nulla, solo questi vestiti e queste scarpe rozze, di quelle che si usano in campagna dove tutto è fango, terra e polvere. Ho iniziato come garzone da un vinaio, dormivo su un pagliericcio vicino alle botti, travasavo il vino e facevo le consegne per pochi soldi. Dopo una settimana l’odore mi dava il voltastomaco ma quello era il mio destino. Mangiavo poco, la carne era un miraggio, pane una tazza di latte. Quando andava bene la moglie del vinaio mi dava un uovo al burro e una fetta di salame e allora io mi sentivo il più fortunato del mondo. Assaporavo la grana morbida e pastosa dell’insaccato e spalmavo sul pane il rosso dell’uovo socchiudendo gli occhi, facendo finta di essere un gran signore, di quelli che si vedono al caffè Biffi, con i vestiti eleganti, ben stirati, le signore ingioiellate piene di piume e colli di calda pelliccia.

A dire il vero mi sembrano buffe queste signore, mi ricordano le galline faraone, quelle che scorrazzano impettite nelle aie di campagna. Vi piace il mio cappello? Era del vinaio, la settimana scorsa è finito sotto il tram vicino all’Arco della Pace; me lo ha dato la moglie come buonuscita. L’attività ha chiuso e io sono rimasto senza lavoro, ma non mi sono perso d’animo. Ho un sogno, mangiare seduto al tavolo del Biffi almeno una volta nella vita. Voglio sentire la pancia gonfia, piena di cibo, voglio avere i baffi lucidi del grassetto di una costoletta, come i signori.

Eccole le mie prossime vittime, con le tasche piene di monete, le attenderò fuori dal locale mentre lo stomaco vuoto brontola. Non sono davanti a questa vetrina per caso, vi stavo dicendo, se mi chiamano “il ragno” un motivo ci sarà!

  • L’opera: Emilio Longoni, Riflessioni di un affamato (1894), Museo del Territorio Biellese (Biella)
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