Le cucine dell’Imperatore

Scusi, scusi lei, mi vede? La prego, sono qui dipinto su questa alzata di maiolica e ho bisogno di aiuto! Sono il personaggio in catene, inginocchiato da quasi quattro secoli al cospetto dell’Imperatore. Non ne posso più, ho male alla schiena, i ferri al collo sono pesanti, non mi sento più le gambe.

Se questa è una punizione per qualsiasi cosa io abbia commesso, avrei preferito una fine veloce. I miei carcerieri non sentono la stanchezza, felici come sono di aver fatto una buona impressione all’Imperatore. Avranno i piedi gonfi anche loro, il nervo sciatico infiammato, non crede? Macchè, sorridono ebeti e mi guardano come se fossi una preda da confinare in un serraglio.

L’Imperatore se ne sta sotto il baldacchino comodamente seduto, e io qui prostrato ai suoi piedi. Certo, mi rendo conto che il centrotavola è bello e tutti sorridono in un paesaggio incantato: fiori meravigliosi, giunchiglie, bambù fioriti, uccelli dai mille colori, persino la mosca è variopinta, ma io non ne posso più. Giuro, non volevo entrare nelle cucine della Città Proibita, ma la fame! C’era un così buon odore di anatra laccata e di brodo di ostriche che non ho resistito, sono entrato in quelle stanze dense di vapori profumati e ho iniziato a spilluzzicare con le mani quello che era ben disposto per essere servito al desco del Figlio del Cielo. Mi creda, l’ho detto alle guardie, non ero io che rubavo, era la fame che agiva per conto proprio.

Ecco, ora sono qui, incatenato per sempre, proprio su un’alzata da centrotavola… se non è beffardo il destino! Signor visitatore, la scongiuro, può aiutarmi? Se lo farà le indicherò il passaggio segreto per le cucine così anche lei potrà gustare le prelibatezze imperiali.Cosa dice? Ha paura di finire come me? Non ha tutti i torti, comunque ne è valsa la pena, lo confesso, non avevo mai assaggiato pietanze così buone e raffinate.